Nel corso di un’intervista a La Gazzetta di Reggio, l’allenatore della Reggiana Pierfrancesco Battistini ha pronunciato questa frase:
‘Ho appena guardato una partita Primavera della Fiorentina: 9 su 11 erano stranieri, sapete cosa significa? Semplice, i vivai italiani sono morti’.
Leggendo queste parole è naturale chiedersi: il signor Battistini sa di cosa sta parlando? Perché quel “9 su 11 erano stranieri” è totalmente sbagliato se riferito alla Primavera gigliata, soprattutto quella di quest’anno. Basta scorrere i nomi a referto nelle prime uscite stagionali della squadra per accorgersi che sono solo tre gli stranieri schierati fin qui da mister Semplici; nello specifico, Empereur, Bangu e Gondo. A questi probabilmente, anzi sicuramente, si aggiungeranno in futuro i due ’97 Dabro e Stevanovic, con il secondo che ha già esordito nel recente Torneo di Vignola. E il resto della rosa? Tutta italiana, in buona parte addirittura toscana.
È vero che negli anni scorsi la Fiorentina ha avuto rose con un’alta percentuale di stranieri, ma è altrettanto vero che ci sono settori giovanili ben più esterofili, in primis quelli delle cosiddette big. Juventus, Inter e Milan ogni anno riempiono il proprio vivaio di giovani sudamericani, slavi, africani o di altra provenienza, eppure non vengono additate come esempi negativi per il settore giovanile italiano, ma anzi esaltate per l’opera di scouting. Per non parlare di club come l’Udinese, che della compravendita di giovani stranieri ha fatto una filosofia di vita.
Il punto del discorso non è difendere la Fiorentina, né la sua gestione del settore giovanile, ma raccontare la realtà. Ricondurre il problema dei vivai italiani alla massiccia presenza di stranieri e prendere come esempio la Fiorentina è sbagliato, oltre che scorretto. Poi ognuno è libero di avere le proprie opinioni, ma un po’ di onestà intellettuale non guasta mai.