La realtà è che Federico Chiesa è forte. Fortissimo. Ogni giocata stupisce, meraviglia, fa sognare. E un talento così abbacinante non può essere apprezzato da tutti. Perché serve gusto, competenza, onestà. Così finisce che allenatori, presidenti, ex giocatori o semplici tifosi da tastiera alzino le barricate per lanciare accuse infamanti: simulatore, antisportivo, sleale. Roba da querela.
Poi c’è un mondo, quello viola, che dal 20 agosto 2016 si gode questo figlio del settore giovanile, coccolandolo e sostenendolo, ma soprattutto difendendolo dagli attacchi che arrivano da più fronti. Da quasi sei anni raccontiamo su queste pagine la vita della cantera viola, dunque abbiamo visto crescere Federico, anno dopo anno, dalle giovanili alla prima squadra, e vederlo arrivare a cento presenze con i grandi fa dimenticare tutto il resto. Un traguardo tagliato nella semifinale di andata in Coppa Italia, con un gol e un assist contro l’Atalanta. Da capitano.
E se qualcuno continuerà a criticarlo o a insultarlo, ricordate un vecchio adagio, anzi due. Quando la volpe non arriva all’uva, dice che è acerba. Il secondo? È nel titolo…
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