Interessante intervista a Lady Radio di Eduardo Macia, direttore tecnico e responsabile del settore giovanile della Fiorentina, che trattato vari temi. Dalla finale di Coppa Italia Primavera al lavoro nel settore giovanile, dal calcio italiano alla politica di scouting.
Eduardo Macia (© Foto di Federico De Luca) |
Sulla finale di Coppa Italia Primavera: “Pensiamo che questa partita, al di là del risultato, sia un premio per un percorso iniziato due anni fa. La Lazio è una buona squadra. Hanno una loro identità, diversa dalla nostra. Sarà una partita in cui si sconteranno due concezioni calcistiche diverse”.
Sul lavoro nel settore giovanile: “L’identità di una società si costruisce con i giovani che crescono nel vivaio. Dobbiamo pensare a tenerli qua il più possibile. Ovvio, non tutti potranno giocare qui, ma il nostro obiettivo è formare giocatori da Serie A. La formazione di un calciatore non è soltanto calcistica. Molti ragazzi non hanno una formazione culturale. Non basta avere capacità limitate al campo, serve anche un bagaglio culturale, sviluppare un lavoro di testa“.
Sul calcio italiano: “Da giovane, quando ero nel vivaio del Valencia, il sogno di tutti era giocare nel campionato italiano. Lì giocavano calciatori fortissimi. Adesso in Italia il talento manca, quindi dobbiamo chiederci dove sia finito”.
Sulla politica di scouting: “Noi cerchiamo il talento italiano. Il 90% dei calciatori arrivati nel nostro settore giovanile è italiano. Il mercato internazionale ti fa cogliere qualche occasione per portare qui qualche talento straniero. Prima controlliamo la nostra regione, poi la nostra nazione e poi andiamo a cercare all’estero. Per avere una squadra con tanti calciatori provenienti dal vivaio servono tanti anni. Non è un discorso limitato a Firenze, ma per tutto il calcio italiano”.
Sul lavoro con i giovani: “Non si deve giudicare un ragazzo per l’età, ma per le capacità. Un allenatore deve capire che sbagliando che s’impara. Un talento ha bisogno di essere tutelato, non di essere messo da parte al primo errore. Il settore giovanile è un percorso di formazione, dove vincere fa parte del percorso in cui si acquisisce la mentalità vincente. La mentalità vincente ti permette di vincere oggi, domani e dopodomani. Bisogna saper insegnare anche a perdere. Far giocare i ragazzi sotto età è il modo migliore per farli crescere. Li metti di fronte alle difficoltà, quindi migliorano e crescono. È difficile far avere un senso di appartenenza ai ragazzi. Ai nostri ragazzi diciamo di avere come idoli Borja Valero, Aquilani, Gomez e Rossi, non i soliti Ronaldo e Messi. La nostra politica è creare grandi calciatori, non acquistarli”.
Sulla Primavera viola: “È difficile valutare chi sia il più pronto tra i ragazzi della Primavera, che è la più giovane del campionato. Senza dubbio giocatori come Venuti, Madrigali, Gondo, Bangu e Petriccione stanno dimostrando una maturità fuori dal comune. L’allenatore della prima squadra deve conoscere bene i ragazzi del settore giovanile, è molto importante questo aspetto”.
Sui tifosi: “Come società, sia io che Daniele (Pradè, ndr), ascoltiamo tanto i tifosi, quello che ci dicono quando passeggiamo per strada. Aiutano tanto a capire in quale realtà sei. Noi facciamo calcio per la gente, quindi dobbiamo ascoltarla. Noi vogliamo migliorare e seguire il nostro percorso, portandolo avanti il più a lungo possibile”.