La Primavera viola ha chiuso al comando la prima parte di stagione, archiviando un girone di andata oltremodo positivo. La squadra di Federico Guidi sta dominando il proprio campionato e i numeri sono la dimostrazione lampante di tale supremazia: dieci vittorie in tredici giornate, trentadue punti conquistati su trentanove disponibili, trentaquattro reti segnate e appena tredici subite. In pochi avrebbero pronosticato una continuità di rendimento ad alti livelli di un gruppo, quello dei 1996-97, ritenuto inferiore al precedente. Invece il nuovo corso sta convincendo tutti: società, tifosi, stampa e addetti ai lavori. Porsi al vertice di un campionato comprendente Torino, Spezia, Juventus, Sampdoria e Parma, tanto per citare le prime squadre che seguono i viola in classifica, è un chiaro segnale della bontà del lavoro quotidiano operato da Guidi e dai suoi collaboratori. Un lavoro, con i classe 1996, che parte da lontano, addirittura dai Giovanissimi Nazionali, con cui il tecnico vinse lo scudetto di categoria. L’allenatore è stato ben accolto da tutti come successore di Leonardo Semplici sulla panchina della Primavera viola e finora non sta deludendo le aspettative, portando dalla sua parte anche quei pochi scettici presenti a Firenze e dintorni.
Guidi è stato bravo nell’amalgamare una squadra che aveva perso pedine importanti come Capezzi, Venuti e Fazzi, costruendo una nuova spina dorsale su cui sviluppare le proprie idee tecniche e tattiche. Il suo 4-3-3 è un modulo variabile nelle posizioni dei singoli e incentrato sul palleggio, soluzione sia per colpire l’avversario che per trovare una via di fuga nei momenti di difficoltà. Il doppio regista, uno arretrato e uno avanzato, è il marchio di fabbrica del suo gioco, così come la continua ricerca degli esterni, entrambi schierati sulla fascia opposta al proprio piede naturale, caratteristica che permette di premiare la sovrapposizione del terzino creando densità al centro oppure di calciare direttamente a rete. L’azione parte dai difensori centrali, se non addirittura dal portiere, per poi svilupparsi in modo avvolgente per stanare l’avversario e colpirlo con le armi a disposizione. In tutto ciò l’attaccante è il punto di riferimento, il cattura palloni che deve lottare in solitaria contro i marcatori avversari, colui che con i movimenti giusti crea gli spazi per sé e per i compagni.
I risultati di questo primo scorcio di stagione sono positivi, anche se l’eliminazione della Coppa Italia non può e non deve essere trascurata. L’Inter è, insieme alla Roma, la formazione più forte a livello Primavera, quindi una sconfitta è da mettere in preventivo contro un avversario di tale caratura. Ad ogni modo, salutare all’esordio una competizione in cui ci si presentava da vice-campioni è un risultato che macchia tre mesi al limite della perfezione. Limite non raggiunto anche a causa della clamorosa sconfitta interna contro la Pro Vercelli, l’unico vero passaggio a vuoto fin qui. Una sconfitta che ha impedito ai viola di chiudere da imbattuti un girone di andata ricco di cartoline da inserire nell’album dei ricordi: la sestina all’esordio con lo Spezia, il pari in extremis a Torino, la vittoria all’ultimo respiro contro la Juventus, i colpi esterni a Carpi e Genova su entrambe le sponde. Un buon viatico in vista del 2015, dove la Primavera sarà (ancora) impegnata su due fronti: campionato e Torneo di Viareggio.
Infine, concentriamoci sui singoli che si stanno mettendo in evidenza. Tra i pali c’è stata una giusta alternanza tra Bertolacci, titolare la scorsa stagione dopo l’infortunio di Lezzerini, e Bardini, tornato numero uno dopo varie vicissitudini; ancora zero minuti per Pagnini. Al centro della difesa Mancini e Gigli si completano a vicenda e sono sinonimo di sicurezza. Dietro di loro scalpitano Boccardi e Bagadur, che hanno alternato buone prestazioni ad altre meno positive. Sulla corsia destra cresce Papini, altro terzino nato in attacco, come Piccini e Venuti, e con un discreto fiuto del gol, mentre sul fronte opposto Zanon appare sottotono rispetto alla scorsa stagione; alle loro spalle la prima alternativa è Masciangelo, mancino naturale che si adatta discretamente anche sulla destra, Sanna sembra essere ancora acerbo e Stevanovic deve ancora vedere il campo.
Avanzando a centrocampo troviamo Petriccione, il metronomo della squadra, colui che galleggia davanti alla difesa per dettare il ritmo. Accanto a lui ci sono una “vecchia” conoscenza e una novità. Meno goleador e ispirato rispetto alla scorsa annata, anche a causa di qualche infortunio, Bangu è sempre una pedina chiave nelle trame offensive. Chi sta stupendo e facendo stropicciare gli occhi è Diakhatè, che compirà sedici anni l’ultimo giorno del 2014, ancora indisciplinato tatticamente e tecnicamente grezzo, ma con margini di miglioramento incalcolabili. La sua esplosione sta penalizzando Berardi, che da titolare aggiunto con Semplici è passato ad un ruolo di comprimario. Interessante la trasformazione tattica di Bandinelli, ben riciclatosi come mezzala, mentre Ansini ha ben figurato nei pochi scampoli di partita giocati. Ancora inutilizzati il croato Bitunjac e Gemmi, quest’ultimo alle prese con un infortunio.
Nel tridente offensivo si stanno distinguendo Minelli e Peralta, due dei gioiellini della rosa. Il primo ha già esordito in prima squadra stupendo tutti e aumenta il tenore delle proprie prestazioni di partita in partita. Il secondo sta pian piano limando i suoi difetti e offrendo un corposo contributo di gol e assist. Due stelle così luminose stanno limitando gli spazi ai colleghi di reparto, costretti ad accontentarsi delle briciole. De Poli sta trovando una discreta continuità di impiego, Chiesa sta scalando le gerarchie, Cinti e Tronco invece sono ancora a zero minuti giocati. Al centro del tridente c’è Gondo, titolare scelto e capocannoniere della squadra con otto reti. L’ivoriano non ha avuto vie di mezzo, con picchi di eccellenza e di mediocrità, salendo alle cronache anche per un’esclusione disciplinare. Alle sue spalle Dabro non ha sfruttato le chance concesse, Colato fatica a rientrare addirittura tra i convocati, mentre Di Curzio è l’unica reale alternativa e l’altro centravanti ad aver trovato la via del gol.
Tra parentesi presenze e gol stagionali |
STEFANO FANTONI
Follow @stefanto91
Follow @stefanto91