Ogni anno il ritiro estivo della Fiorentina è l’occasione per vedere all’opera con i grandi alcuni giovani del settore giovanile. Inevitabilmente, la ribalta mediatica finisce per modificare se non distorcere la realtà, puntando i riflettori su ragazzi che devono ancora completare, o proprio iniziare, il proprio percorso calcistico. Un anno fa a Moena tutte le attenzioni erano per Abdou Diakhatè, il più giovane della truppa a disposizione di Sousa. Fiumi di parole e paragoni per un ragazzo di appena sedici anni, atteso da molti alla stagione della consacrazione, che chi ha seguito le vicende della Primavera viola sa bene non esserci stata, o almeno non completamente.
Il calcio giovanile non è uguale a quello dei grandi. Il circo mediatico può turbare calciatori, ma soprattutto uomini, più esperti, figuriamoci adolescenti alle prime armi. Ecco perché, dal basso (o alto, dipende dai punti di vista…) del nostro spazio diamo un consiglio a chi in questi giorni sta seguendo gli under 21 presenti a Moena: lasciateli crescere, in pace e senza pressioni. Un’estate fa si è sbagliato a sovraesporre Diakhatè, non ripetiamo lo stesso errore con Chiesa e Hagi, che sono sì “figli d’arte”, ma ancora con una vita calcistica davanti. Non carichiamoli di eccessive responsabilità e aspettative. Un discorso estendibile anche a Satalino e Makarov, e in misura minore a chi ha già assaggiato la prima squadra in partite ufficiali.
Lasciamo da parte paragoni impegnativi e accostamenti fantasiosi. Privilegiamo il campo. Chi aveva visto all’opera Diakhatè al suo primo anno viola sapeva bene che non poteva essere il nuovo Pogba, ugualmente oggi sa che Chiesa e Hagi dei padri al momento hanno solo il cognome e tanta strada da fare. Questo non significa non parlare di questi ragazzi, anzi, ma parlarne nel modo giusto, senza voli pindarici e mantenendo i piedi per terra. Chi ci segue sa quanto sia grande la soddisfazione nel vedere in prima squadra le pianticelle, così come seguirne la crescita quotidiana, ma anche quanto l’eccessiva attenzione mediatica per i singoli sia deleteria. A buon rendere…
Parole sante,
solo raramente c’è il supercampione altrimenti è giusto lasciare una crescita che porterà alla maturità verso i 20/21 anni
siete sempre e solo voi a parlare a sproposito dei giovani e meno giovani (anche perchè spesso non avete, senza offesa, le competenze tecniche per giudicare e non li avete sotto gli occhi tutti i giorni per seguirne eventuali progressi), mai gli addetti ai lavori!
se questo articolo è un mea culpa ok, altrimenti è fuori luogo
Con voi chi intende? Per capire, non per altro.