William Alejandro Padilla Mendoza, fantasista della Fiorentina Primavera, è stato intervistato dalla trasmissione ‘Offside Racism’ di Rai Gulp. Le sue parole.
Il pallone è tutto
“Il pallone per me rappresenta la cosa più bella che possa esistere. La mia passione per il calcio è nata da mio zio, che giocava in Europa, e da mio papà, che faceva il giocatore professionista in Ecuador. Mia mamma mi racconta che quando avevo due anni la svegliavo alle 4 del mattino dicendo che volevo giocare a calcio in salotto”.
Il grande salto
“Da sette anni vivo nel convitto della Fiorentina, è stata dura e triste lasciare la mia famiglia, cioè mio papà, mia nonna, miei zii e miei cugini, in Ecuador, ma per il calcio devi fare qualche sacrificio. Qua in Italia ho mia mamma e la mia sorellina ma non le vedo spesso, solo quando abbiamo il giorno libero”.
La Fiorentina
“A dieci anni sono arrivato in Italia, mia mamma mi ha iscritto in una squadra giusto per farmi divertire, ma dopo un anno hanno cominciato a osservarmi varie squadre e da lì è cominciato tutto. Quando mi ha chiamato la Fiorentina la mia reazione è stata… unica! Ero molto emozionato, per me e per la mia famiglia. Il mio talento è il dribbling, la mia forza è l’uno contro uno. Il mio gol più bello? Ultimo minuto di gioco, un mio compagno batte un angolo, mi arriva la palla, me la alzo e segno in rovesciata”.
Vita di spogliatoio
“I miei compagni di squadra rappresentano una seconda famiglia, ci raccontiamo tutto e ci divertiamo, è come stare a casa. Nei momenti di difficoltà il mister mi ha fatto sentire bene, come fossi suo figlio, mi ha dato forza per andare avanti. La vita in convitto è molto bella, sono circondato da molti compagni che ti fanno sentire a casa. A scuola frequento il terzo anno, indirizzo informatica: è importante studiare, il diploma ti può servire per un lavoro. Non ho mai pensato di mollare il calcio perché il calcio è la mia vita. Come calciatore per me i valori più importanti sono avere rispetto per la squadra, per i compagni e anche per gli avversari. Il mio sogno è diventare un campione e giocare nella prima squadra della Fiorentina“.
Il razzismo
“Alcuni tifosi vedono qualcuno di diverso, ma siamo tutti uguali. Dovesse capitare qualche episodio a me o ai miei compagni direi di non stare a sentirli e di pensare solo alla partita”.