Su Calciomercato.com troviamo una lunga ed interessante intervista di Matteo Palmigiano a Diego Peralta, attaccante classe ’96 della Fiorentina Primavera. Eccone i passaggi salienti:
“Sono nato a Livorno. Mio nonno, invece, è argentino. Sono orgoglioso di essere italiano e livornese e, allo stesso tempo, delle mie origini argentine. Ho iniziato a giocare a calcio a 4 anni. Sono arrivato a Firenze nella stagione 2005-06. Era il primo anno che la Fiorentina allestiva una squadra ’96. Dopo avermi visto giocare a Livorno, mi hanno chiamato durante l’estate e mi hanno fatto l’offerta. Ero felicissimo, non capita tutti i giorni che ti chiami una società così importante.
Sono partito dai Pulcini, ho fatto tutta la trafila fino alla Primavera. Questa è la decima stagione in maglia viola. La scorsa stagione, per essere sotto età, mi sono ritagliato il mio spazio. Davanti avevo giocatori molto forti come Fazzi, che anche in Serie B ha dimostrato tutte le sue qualità, o gli stessi Gulin e Gondo. Anno della consacrazione? Sì, sono riuscito a segnare 8 gol, facendo meglio rispetto agli anni passati. È stata una stagione molto positiva.
Federico Guidi il mio allenatore più importante? Penso proprio di sì, anche perché è stato quello con cui ho lavorato per più di tempo. L’ho avuto anche l’anno dei Giovanissimi Nazionali quando abbiamo vinto lo Scudetto. È sempre stato molto chiaro e sincero nei miei confronti. Quando non giocavo, mi spiegava le sue motivazioni. Ha continuato a spronarmi, dicendomi che avrei trovato il mio spazio e avrei fatto il salto di qualità. Quest’anno l’ho rincontrato in Primavera e, alla fine, ha avuto ragione lui.
Se c’è amarezza per non aver vinto trofei? Naturalmente sì, ma bisogna reagire ed essere consapevoli di quanto siamo cresciuti. Molti di noi stanno per concludere il proprio percorso giovanile e andranno a giocare con i grandi. Dobbiamo lasciarci alle spalle le delusioni e farci trovare pronti per la prossima stagione.
Mi sono allenato qualche volta con la prima squadra. Sono un bel gruppo, cercano di farti sentire subito a tuo agio. All’ultimo allenamento con loro mi sono messo a guardare come calcia Salah per cercare di rubare qualche segreto. È velocissimo, quando parte non si ferma mai. Ci ha messo cinque minuti per dimostrare a tutti le sue qualità. Ricordo più Robben? Forse è vero. In ogni caso, essere accostato a un giocatore del genere non può che farmi piacere, ma credo di avere ancora tanta strada da fare.
Non so se sono condizionato dalle mie origini argentine ma, per quanto mi riguarda, ogni partita di Messi è uno spettacolo puro. Penso di essere davvero fortunato di poterlo ammirare in questo momento della mia carriera. È lui il mio idolo. Il numero 30 alle final eight l’ho scelto sempre per lui, per Messi. È stato il suo primo numero. Il mio futuro? Incontrerò presto la società insieme al mio agente e decideremo cosa fare. Sicuramente la Fiorentina sa bene quale sia il percorso migliore per la mia crescita. Il grande sogno? Vincere il Pallone d’Oro“.