Inutile girarci intorno: sul campo la Fiorentina avrebbe meritato l’eliminazione dalla Viareggio Cup. Due punti in tre partite, due gol segnati e quattro subiti. Un ruolino di marcia da addio anticipato alla competizione, appunto. Il ricorso vinto ai danni della Virtus Entella, però, ha cambiato le carte in tavola. Sia chiaro: giusto far reclamo contro un’irregolarità, peraltro commessa già nella prima gara contro l’Abuja. Ma è altrettanto vero che il verdetto del campo non può passare in secondo piano e deve far riflettere. E così ha fatto Federico Guidi subito dopo la gara contro i nigeriani: “Sul campo non avremmo meritato il passaggio del turno per quello che abbiamo espresso perché la squadra può e deve fare di più. C’è chi ha dato risposte positive, ma in molti no. Sarà motivo di confronto. Qualcuno deve fare un bel bagno di umiltà rimettendosi a giocare al proprio livello, sennò da oggi staranno fuori”.
Parole decise, nette, come mai prima d’ora avevamo sentito pronunciare dall’allenatore viola, che avendo la situazione sott’occhio giorno dopo giorno ha evidentemente colto più segnali negativi. Perché se da un lato è vero che la Primavera sta affrontando il Viareggio senza numerose pedine (Minelli infortunato, Chiesa in nazionale, Mlakar non al top, Valencic e Perez che si sono dati il cambio a torneo in corso ancora per impegni internazionali, Gori e Militari non in lista per lo stesso motivo), è altrettanto lampante che tante situazioni non stiano andando nel verso giusto.
Partiamo dalla difesa. Cambiano gli uomini, ma il risultato è lo stesso: sensazione di fragilità permanente. Baroni e Ranieri sono i punti fissi, al centro si sono alternati Gigli e Diallo, a destra prima Boccardi e poi Sanna, anche qui senza brillare. Tre dei quattro gol subiti sono nati da attacchi centrali, uno da palla inattiva. Se da un lato manca affiatamento nella linea e attenzione per l’intera gara, dall’altro la difesa si ritrova a fronteggiare gli avversari senza un filtro nei metri precedenti. E qui veniamo al centrocampo. Si è partiti con Diakhatè-Bangu-Castrovilli, passando attraverso Diakhatè-Bitunjac-Bangu per arrivare a Valencic-Bitunjac-Bangu. La soluzione con due mediani di corsa e regia più un elemento di qualità sembra essere la via migliore, che porta anche all’esclusione di un Diakhatè tutt’altro che in forma. Infine l’attacco. Anche qui meccanismi poco oleati, tra assolute novità (Akammadu, Choe), giocatori che si giocano chance importanti (Caso, Trovato) e altri che invece non si sono espressi al meglio (Perez). Con la variabile Mlakar, che nel quarto d’ora giocato contro l’Abuja ha fatto subito vedere il proprio peso specifico. Mercoledì c’è l’Atalanta, un avversario tutt’altro che semplice: riuscirà la Fiorentina ha ritrovare la retta via e proseguire il sogno viareggino?