Primavera, un’altra delusione tricolore. Ma le prospettive erano e restano altissime

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Inutile girarci intorno: perdere tre finali in un anno fa malissimo. Ma più che a noi che raccontiamo le gesta dei giovani viola, ovviamente ai ragazzi della Primavera, che nell’arco di trecentosessantatré giorni hanno visto per tre volte sollevare al cielo davanti ai propri occhi un trofeo sempre dagli stessi avversari, l’Inter. Dal Mapei Stadium al Mapei Stadium, passando per Viareggio, l’epilogo è sempre stato lo stesso. Questo significa essenzialmente due cose: che i nerazzurri sono la miglior Primavera d’Italia, e che il gruppo viola dei ’99 è di altissima qualità.

Non serve fare i nomi, perché basta aver seguito con costanza non solo questo biennio in Primavera, ma anche le stagioni precedenti, per avere le idee chiare su quegli elementi con prospettive da calcio professionistico. E fortunatamente sono tanti. Indice di un percorso che in alcuni casi è iniziato dalla scuola calcio, in altri è frutto dello scouting. Accompagnati, nel loro step finale, da due grandi maestri come Federico GuidiEmiliano Bigica.

La bacheca dei trofei è ancora impolverata, ma tanti progetti di calciatore sono giunti alla fase più importante, quella del salto tra i grandi. C’è chi andrà a Moena per provare a convincere Pioli, chi invece non avrà questa occasione e si metterà alla prova in un’altra piazza. E chi, poi, sarà il punto di riferimento della Primavera che verrà. Lakti, Meli, Ferrarini e Ghidotti, il nuovo corso gigliato riparte da loro e dai 2001 pronti al balzo, in alcuni casi già assaporato (vedi Brancolini, Dutu e i gemelli Pierozzi).

E oggi come un anno fa, la domanda è sempre la stessa: nel settore giovanile è più importante vincere trofei o crescere giocatori per la prima squadra? Perché raccontare di trionfi e coppe al cielo è appagante e rappresenta l’essenza dello sport, ma veder affermarsi sui grandi palcoscenici ragazzi che hai visto crescere è appagante. E l’esempio di Federico Chiesa, che a livello giovanile non ha mai vinto niente, lo dimostra.


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