Un fulmine a ciel sereno ha squarciato il mondo del calcio toscano. Immigrazione clandestina, falso documentale e favoreggiamento reale. Questi i reati contestati dalla procura di Prato, che hanno portato a misure cautelari per Paolo Toccafondi (presidente AC Prato) inibito dalla carica per quattro mesi, Filippo Giusti (presidente Sestese) e Filippo Pacini (procuratore) agli arresti domiciliari), e Eulalie Stephanie Nety (donna di origine ivoriana) in carcere.
Per quanto riguarda le società, coinvolte in primo luogo Prato e Sestese, ma gli inquirenti hanno effettuato accertamenti anche su Cittadella, Fiorentina e Inter. In particolare, per quanto riguarda il club viola, al centro delle inchieste è finito il giovane Davilla, classe 2003, praticamente già acquistato dalla società di viale Fanti prima che venissero alla luce gli inghippi dei suoi documenti, nei quali si erano sostanzialmente inventato la suddetta signora Nety come sua madre. Un trasferimento saltato per il guaio dei documenti, tanto che la stessa Fiorentina, dopo aver messo a disposizione dei pm pratesi gli atti, si considera parte lesa nella vicenda.
Il giovane Davilla era diventato figlio naturale di Eulalie Stephanie Nety, la quale, come riporta La Nazione oggi, assieme al procuratore Pacini aveva messo in piedi un import-export di aspirati campioncini africani. Per aggirare le norme FIFA sul tesseramento di minorenni, possibile solo davanti a un ricongiungimento familiare o se accompagnati da un genitore, la Nety si era inventata proprio un ricongiungimento. Escamotage non riuscito e sbugiardato dal test del dna.