Su Redbull.com troviamo una lunga intervista a Lorenzo Venuti, difensore in prestito al Brescia. Ecco i passaggi più interessanti:
GLI INIZI – “Sono cresciuto ad Incisa in Val d’Arno, i primi calci al pallone li ho tirati nella squadra del mio paese. Un giorno andammo a giocare il Torneo della Provincia di Firenze, la finale si disputava all’Artemio Franchi e io feci 4 goal. Avevo 8 anni… A 9, ero della Fiorentina”.
LA FIORENTINA – “Con la Fiorentina ho fatto tutta la trafila, fino alla Primavera e alle panchine in Serie A con Montella. Con me sono cresciuti Capezzi, Bandinelli e Fazzi, grandi amici oltre che compagni di squadra. Con loro ho passato anni bellissimi in Primavera, non abbiamo ottenuto grandi vittorie, ma ce la siamo sempre giocata fino in fondo e soprattutto si è costruito un gruppo di amici veri. Le convocazioni in prima squadra, da tifoso viola, sono qualcosa che non si può spiegare… un’emozione incredibile”.
TORNEO DI VIAREGGIO – “Ho giocato la Viareggio Cup per due anni con la Fiorentina e quest’anno con il Pescara. L’ultima con i biancazzurri è stata un’emozione particolare, venivo appunto dal lungo infortunio e mister Oddo mi ha dato fiducia. Le due partecipazioni con la Fiorentina sono state ovviamente più sentite da un punto di vista emotivo e in entrambi i casi l’uscita è stata sofferta… Il Viareggio è un’ottima vetrina e un gran trampolino di lancio. Per un giovane, parteciparvi non può che essere un vantaggio”.
NAZIONALE – “Rappresenti la tua nazione. Vestire l’azzurro della Nazionale è un’emozione difficile da descrivere. Guardi la lista dei convocati e pensi che hanno scelto proprio te! Non ho dubbi sul momento più bello in assoluto in azzurro, il mio esordio in Inghilterra-Italia Under 18! Il momento degli inni nazionali è stato da brividi. E la convocazione in Under 21 mi ha dato una doppia soddisfazione perché è arrivata dopo l’infortunio”.
PESCARA e BRESCIA – “Sono arrivato a Pescara reduce da un brutto infortunio al ginocchio che ha condizionato in gran parte la stagione, ma al contrario di quanto si possa pensare quello in Abruzzo è stato un anno molto utile e formativo. Quei mesi di sofferenza mi hanno fatto crescere sia di testa che professionalmente. Quando ho saputo che c’era la possibilità di venire a Brescia non ci ho pensato due volte e o detto subito di sì. Ho trovato un gruppo giovane e motivato. Era l’ideale per ripartire dopo un anno duro”.