Maurizio Viscidi, coordinatore del settore giovanile Figc, ha parlato al quotidiano La Repubblica. Alcuni passaggi dell’intervista:
“I talenti che abbiamo anche più degli altri, poi li roviniamo. Dopo 3-4 anni li ritroviamo appiattiti. La prima causa è metodologica. Superati i 15-16-17 anni, coi loro club non lavorano sui duelli 1 vs 1 e spesso fanno l’11 contro 0, l’esercitazione più stupida che ci sia. Non si lavora sull’aspetto cognitivo, sugli ostacoli che frappone l’avversario e sulla reazione alle situazioni che la sua presenza stimola”.
Poi ha aggiunto: “Per coltivare e sviluppare il talento, c’è bisogno di allenamenti specifici: al tiro, al dribbling, allo smarcamento sotto porta. Invece si fanno partitine mirate al possesso palla. Così a 21 anni il talento è svilito in nome del collettivo. Gli allenatori di prima squadra hanno necessità di fare risultato e quelli dei vivai sposano lo stesso concetto, per fare carriera. Troppo lavoro tattico L’allenatore viene giudicato esclusivamente per i punti che fa, non ha incentivo a valorizzare i giovani e accettarne gli errori. Gli allenatori si lamentano del fatto che i giovani non sappiano abbastanza di tecnica e di tattica. Ma spesso non li allenano, con le sedute specifiche in più, a recuperare. Va preparato meglio il singolo giocatore“.